Perchè continuano a costruire “le strade” e non lasciano l’erba? – Grandi opere contro la democrazia

6 Febbraio 2018by Raffaele Di Staso0

Venerdì due febbraio, a Seveso, si è tenuto un interessante incontro pubblico sul tema delle Grandi Opere a cui una delegazione di Passione Civica capitana da Nadia Speronello ha partecipato. La serata era organizzata dal Coordinamento No Pedemontana e dall’Associazione Cesanese Noi per Cesano.

Il titolo della serata era “Grandi opere contro democrazia” per sottolineare uno degli aspetti negativi delle grandi opere: una gestione contraria ai principi democratici.

I relatori erano Roberto Cuda, giornalista e Marco Caldiroli, epidemiologo.

Roberto Cuda ha spiegato perché l’attuale gestione delle grandi opere non è democratica. La gestione delle decisioni è opaca e parzialmente segreta, per esempio le analisi costi-benefici sono commissionate da chi deve eseguire i lavori e i risultati sono tenuti segreti. In secondo luogo le decisioni sono condizionate da interessi particolari e contrari all’interesse generale e si può quindi parlare di corruzione in senso ampio, non necessariamente illegale. Infine manca la condivisione dei progetti con cittadini, associazioni e rappresentanti dei territori.

Le grandi opere catalizzano gli interessi di un blocco politico-industriale-finanziario, che lavora al riparo da un vero controllo democratico e che alimenta se stesso tramite il cemento e l’asfalto.

Altra caratteristica evidenziata è che tutte le opere sbandierate come a carico dei privati con la formula del project financing, di fatto ricadono sui cittadini direttamente o indirettamente.

La legge obiettivo, che permetteva questa gestione opaca, è stata superata. La nuova normativa prevede il piano nazionale delle infrastrutture che elenca le infrastrutture considerate utili al paese e finanziabili, l’obbligo di un’analisi costi-benefici indipendente e la valutazione delle possibili alternative per fare la scelta migliore. Purtroppo la strada è ancora lunga e mancano molti regolamenti attuativi. Inoltre le opere già in progetto continueranno a seguire la normativa precedente.

L’epidemiologo Caldiroli di Medicina Democratica ha raccontato che in queste opere autostradali si inseriscono attività illegali volte a sotterrare rifiuti tossici sotto l’asfalto. Due esempi riportati anche dalla televisione e dalla stampa sono la Brebemi e l’autostrada della Valdastico.

Tra il pubblico era molto sentito il tema di Pedemontana. L’opera attualmente è ferma perché deve essere risolto il tema dei finanziamenti. Questi potrebbero arrivare dalla Banca Europea degli Investimenti e dalle cinque banche private, capeggiate da Intesasanpaolo, già facenti parte del progetto. Le banche saranno disponibili a mettere i 2,4 miliardi mancanti se avranno garanzie pubbliche che coprano almeno la metà del finanziamento. Questo è uno dei meccanismi per cui i costi sono coperti con soldi pubblici. Se l’opera funziona il privato ci guadagna, se non è redditizia i costi sono coperti con soldi pubblici. Quindi, paradossalmente, un’autostrada deserta potrebbe essere un buon affare per chi la costruisce.

Oltre a questo aspetto che sta rallentando il progetto, c’è il problema dei terreni contaminati da diossina. Ad oggi sono stati individuati i terreni interessati che superano i limiti di concentrazione di diossina previsti per i siti produttivi (per esempio il cantiere) e quelli che superano i limiti di concentrazione per il pubblico. Quello che la regione sta facendo è di emanare provvedimenti che possano evitare di effettuare la bonifica di tutti i terreni e di limitarsi al minimo indispensabile.

La conclusione è stata che il progetto prosegue seppure con molte incognite e con tempi non definiti.

Si pone quindi il tema di un ripensamento delle grandi opere che non devono più riguardare soltanto cemento e asfalto. In Lombardia abbiamo 700 km di autostrade e quelle in progetto sono pari a 300 km, un aumento di quasi il 50%. Queste autostrade a chi servono?

Sempre in Lombardia sono stati stanziati 1,9 miliardi di fondi pubblici per salvare Brebemi, TEM e Pedemontana, autostrade tutte poco frequentate. Si valuta che basterebbe un miliardo e mezzo per rimettere in sesto le ferrovie lombarde utilizzate da 700.000 pendolari al giorno.

La strada da seguire per le grandi opere dovrebbe essere questa: progetti contro il dissesto del territorio e incremento del trasporto pubblico e su rotaia per le merci.

 

Per chi fosse interessato al tema suggeriamo di leggere il testo Grandi opere contro democrazia, un free book scaricabile gratuitamente dal sito di Edizioni Ambiente con una semplice registrazione.

Il link è http://freebook.edizioniambiente.it/libro/123/Grandi_opere_contro_democrazia

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